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Costituisce esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza alle persone (art. 393 c.p.), e non estorsione (art. 629 c.p.), la condotta di colui che persegue una pretesa che potrebbe formare oggetto di azione giudiziaria, quand´anche il soggetto che la assume sia erroneamente convinto della fondatezza di tale pretesa.

Argomento: Dei delitti contro l'Amministrazione della giustizia
Sezione: Sezione Semplice

(Cass. Pen., Sez. II, 11 novembre 2024, n. 41224)

Stralcio a cura di Roberto Zambrano

“(...) Con l'ordinanza impugnata il Tribunale di Napoli, decidendo sull'istanza di riesame proposta nell'interesse dell’indagato OMISSIS, ha confermato il provvedimento del GIP del Tribunale di Napoli (...) con cui è stata disposta la misura cautelare del divieto di avvicinamento alla persona offesa, OMISSIS, gestore di una tabaccheria, con controllo attraverso il braccialetto elettronico (...).  Si addebita all'indagato di avere cercato attraverso minacce di ottenere da parte della persona offesa, gestore della tabaccheria, il rimborso della somma di 50 € per la ricarica su un conto valido per giocare a poker online, in quanto la ricevuta in suo possesso si era macchiata e non era più leggibile. Avverso detta ordinanza propone ricorso l'indagato, deducendo (...) vizio di motivazione per la qualificazione giuridica della condotta ascritta all'imputato nell'ambito del delitto estorsivo, in quanto l'indagato ha agito nella convinzione della legittimità della sua pretesa e, nonostante abbia assunto un comportamento arrogante e plateale, riteneva di avere diritto al rimborso della somma di 50 € da parte della persona offesa; lo stesso Tribunale ha definito le minacce da lui proferite come "vaneggiamenti", a riprova della loro scarsa idoneità intimidatoria; la pretesa di rimborso della somma versata per ottenere la ricarica non cagionava alcun danno patrimoniale alla persona offesa, che avrebbe ottenuto il reso dalla società emittente, dovendosi pertanto riqualificare il fatto, ai sensi dell'art. 393 cod.pen. o al più dell'art. 610 cod.pen.. (...) E' noto che il reato di esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza o minaccia alle persone e quello di estorsione si differenziano tra loro in relazione all'elemento psicologico, da accertarsi secondo le ordinarie regole probatorie (...). Ed infatti nel primo l'agente persegue una pretesa che potrebbe formare oggetto di azione giudiziaria; nel secondo persegue un profitto nella consapevolezza della sua ingiustizia. La pretesa arbitrariamente attuata dall'agente deve corrispondere esattamente all'oggetto della tutela apprestata in concreto dall'ordinamento giuridico, e non risultare in qualsiasi modo più ampia, atteso che ciò che caratterizza il reato è la sostituzione dello strumento di tutela pubblico con quello privato, operata dall'agente al fine di esercitare un diritto, con la coscienza che l'oggetto della [continua ..]

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