home / Archivio / Diritto Penale raccolta del 2021 / “Nessuno è tanto vecchio da non credere di poter vivere ancora un anno”: la ..
indietro stampa contenuto indice libro leggi libro
“Nessuno è tanto vecchio da non credere di poter vivere ancora un anno”: la massima di Cicerone adattata dalla Cassazione ai pazienti oncologici terminali
Giustino Regia Corte
(Cass. Pen., Sez. IV, 12 ottobre 2020, n. 28294)
» Per l'intero contenuto effettuare il login inizio
Nota di Giustino Regia Corte
Il caso nasce dalla condanna per omicidio colposo di un medico responsabile dell’Unità Operativa di chirurgia generale di un’azienda ospedaliera. Nello specifico, dopo aver eseguito su un paziente una resezione di neoplasia vescicale e successiva cistoscopia, il sanitario aveva omesso di eseguire l’esame istologico sui tessuti asportati, perdendo così la possibilità di valutare la natura della malattia ed effettuare un accurato piano terapeutico. A causa di questa mancanza il paziente decedeva dopo un breve lasso di tempo. Nei primi due gradi di giudizio i giudici erano dell’idea che l’adozione di differenti terapie avrebbe garantito una maggiore aspettativa di vita. La Suprema Corte è stata chiamata a pronunciarsi sul ricorso presentato dal medico, i cui motivi riguardavano violazione di legge e vizio di motivazione in ordine all’individuazione del nesso causale. In particolare lo svolgimento del giudizio controfattuale si era basato esclusivamente su dati statistici e non su dati certi aventi ad oggetto l’evoluzione fisiopatologica della malattia. Il ragionamento della Corte, partendo dal principio secondo cui è causa di un evento quell’antecedente senza il quale l’evento stesso non si sarebbe verificato, si sofferma sul giudizio controfattuale, idoneo ad accertare la sussistenza del nesso di condizionamento tra l’antecedente e l’evento. Per quanto riguarda i reati commissivi il giudizio è di tipo esplicativo: il giudice elimina mentalmente l’antecedente condizionante e verifica se l’evento si sarebbe comunque verificato. Diverso discorso vale per i reati omissivi: per l’accertamento del nesso ci si muove su un giudizio di tipo predittivo, verificando cosa sarebbe accaduto se fosse stata posta in essere una determinata condotta. Nel caso che ci occupa, se – ipotizzando come avvenuta la condotta del medico – la morte del paziente comunque sopraggiunga, allora la condotta del primo non costituirà causa dell’evento. Per appurare l’esistenza del nesso causale tra l’omissione del medico e l’evento morte del paziente occorre avere ben chiare tutte le circostanze rilevanti in ordine alla “causa” dell’evento verificatosi. Solo così è possibile analizzare la condotta omissiva colposa del medico ed effettuare il giudizio controfattuale avvalendosi delle [continua ..]